.450,3 milioni di dollari ma non è un Leonardo

Nel 2017 l’opera Salvator Mundi, è stata venduta a 450.3 milioni di dollari, ma non è di Leonardo! – Di Simone Pavan
Salvator Mundi, 1499 circa, olio su tavola, cm 65,6 x 45,4
L’opera era stata attribuita a Leonardo da Vinci ma secondo l’opinione attuale degli esperti non fu dipinta dal grande genio del Rinascimento italiano.
Ad acquistarla al prezzo più alto mai pagato per un’opera d’arte, è stato un principe saudita che per motivi giornalistici preferisco non citare.
Il principe partecipò in forma anonima per mano di un suo intermediario, all’asta di Christie’s a New York. Una acquisizione memorabile, con rilanci a colpi di 20 milioni. Era il novembre 2017 e il quadro era ufficialmente attribuito a Leonardo, come da opuscoli pubblicati della casa d’aste nei quali ne veniva riassunta per sommi capi la genesi e la storia. I dati più recenti fanno emergere un modesto mercante d’arte newyorchese, Robert Simon, che lo compra all’asta nel 2005 per 1.175 dollari. “Sapevo solo che avevo a che fare con un’opera antica, qualcosa con un potenziale”, racconta. Per questo affida il quadro, piuttosto malmesso, persino ritoccato, all’amica restauratrice Dianne Modestini, che ci lavora ed accede a quello che resta dell’immagine originale.
“È il da Vinci perduto”, sentenzia la restauratrice rimirando il quadro del Cristo che con una mano benedice e con l’altra regge la sfera del mondo. La convince soprattutto un’impronta del palmo sinistro, secondo lei opera certa del “mancino” Leonardo. Convince Simon di avere in mano il quadro della sua vita.
Musei di mezzo mondo non sono convinti, uno spiraglio si offre a Simon a Londra, con l’interesse della National Gallery. Cinque esperti esaminano il quadro e propendono per un’opera con partecipazione di Leonardo, soprattutto nella mano destra del Cristo, ma domina lo scetticismo.
A difenderne la paternità leonardiana a spada tratta è il solo Martin Kemp, un esperto controverso e molto mediatico, la cui opinione sarà poi la base della vendita da Christie’s nel 2017. Il quadro è comunque affascinante, la discussione si infiamma, alcuni ci vedono la mano della Modestini e arrivano a ironizzare sull’opera definendola “un Leonarstini”.
Quando arriva da Christie’s nel 2017, il Salvator Mundi è oggetto di dispute feroci ed è già passato di mano in mano, da un oligarca russo, trasferito a Singapore, proposto al Vaticano, ai Bush, a imprenditori cinesi, texani, arabi. Nel documentario si esplorano le ipotesi che hanno condotto il principe a spendere mezzo miliardo di dollari per regalarsi un capolavoro dell’arte cristiana: dalla concorrenza con l’avversario qatariota, che colleziona Gauguin, Cezanne e altri capolavori, al gesto clamoroso per la sua incoronazione.
Ma di fronte al mancato riconoscimento da parte del Louvre dell’autenticità della mano dell’autore, il principe saudita – secondo il documentario – ha tentato di trasformare il suo capriccio in una “trovata geopolitica”, girando il quadro alla filiale del Louvre di Abu Dhabi. Ancora oggi, e nonostante la notizia sia di pubblico dominio, il potere saudita non ha mai ufficialmente dichiarato che il principe è il proprietario del Salvator Mundi.
Trattative febbrili si susseguirono nel 2019, quando sembrò che il controverso quadro potesse essere finalmente esposto alla grande mostra dedicata a Leonardo al Louvre con pressioni per far apparire l’opera al fianco della Gioconda per una “consacrazione” diplomatica.
I francesi non certificarono l’autore, al massimo si poteva arrivare a una firma di “Leonardo da Vinci e il suo atelier”. Il principe rifiutò il prestito e nessuno è più riuscito a sapere con certezza dove si trovi il Salvator Mundi. Si dice a bordo dello yacht da 458 milioni del principe, altri propendono per la cassaforte di una banca in un porto franco. Un quadro di “Leonardo e atelier” è quotato, sul mercato dell’arte, al massimo a una ventina di milioni di euro.
Fonte Agenzia Ansa