.Intervista a Eduardo Rawdriguez
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Intervista a Eduardo Rawdriguez
Il fotografo che ha immortalato Ana de Armas nei panni di Marylin Monroe
Di Damiano Miotto
“Ana è stata una sorpresa: l’ho fotografata durante la sua visita a La Habana per la sfilata di Chanel”
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Eduardo Rawdriguez è stato formato alla UNAICC di Cuba, in fotografia digitale e nel trattamento delle immagini. Si è specializzato in fotografia antropologica presso il Fondo Iberoamericano de Fotografía. È membro della Fototeca de Cuba e del Fondo Cubano de la Imagen. Ha partecipato a diverse mostre; tre mostre personali e sette collettive.
Ha vinto il primo premio del concorso fotografico “Enfocando los Objetivos de Desarrollo del Milenio”, organizzato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite a Cuba, dal Consiglio Nazionale delle Arti Plastiche e dalla Fototeca Cubana.
Quando e come è arrivato il successo nel tuo lavoro?
Tutto è iniziato un po’ di tempo fa, nel 2009 con una mostra personale e da quel momento iniziarono a capitare cose che ne attraevano altre. Io non mi sono laureato in fotografia ma in lingua inglese, ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della fotografia facendo foto per passione fino a diventarne un professionista con un’organizzazione e lo studio dei concetti. Mi è sempre piaciuta l’idea di immortalare le cose, di documentare quello che succede, di coglierne l’essenza.
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Utilizzi sempre macchine digitali o qualche volta ti piace giocare anche con machine del passato?
Ho fatto una serie di foto analogiche però a Cuba è molto difficile perché non abbiamo risorse per le pellicole, i materiali e lo sviluppo; ho avuto la possibilità di farlo ed è stata una esperienza unica perché non sai mai che cosa uscirà nella tua foto, non hai sempre gli stessi risultati ma ciò ha un fascino incredibile.
Mi capita però anche con la fotografia digitale, infatti produco in una modalità che sembra analogica, non amo le cose troppo artefatte. Ho una serie di foto che ho presentato in una mostra che si chiama “El cuarto oscuro” (ndr – la camera oscura) dove i soggetti sono illuminati con una luce rossa come quella che si usa per lo sviluppo.