.Disperatamente Global

Disperatamente Global di Simone Pavan
Sono più di trent’anni che si parla di “globalizzazione”. Tecnicamente si parla della capacità delle imprese di distribuire merci e servizi in tutto il mondo. Ma la globalizzazione, di fatto, è un processo planetario di cambiamento che coinvolge anche l’arte, l’architettura, il design, la musica e persino il modo di pensare. Infatti in questi ultimi decenni, il computer e internet hanno cambiato il modo di fare e di pensare le cose. Il computer ha permesso di esplorare con estrema semplicità, le interazioni tra le varie scienze. Ma internet ci ha reso tutti “argonauti” e ci ha donato la possibilità di lanciarci ognuno, alla personale ricerca del “vello d’oro”, ossia del profitto e del capitale. Vale a dire che, ogni essere umano ha oggi la possibilità di visitare, di comunicare e di essere presente. E sarà pur vero che il ‘navigare’ è virtuale, ma è in egual misura vero, che ciò che si scopre ‘navigando’ è assolutamente reale. Quindi oggi, in qualunque luogo del pianeta, chiunque possa collegarsi a internet è in tempo reale collegato con il mondo intero. È un aspetto questo, che al di la del primo impatto di stupore, ci fa pensare che non sia poi così importante il fatto in sé, ma è meraviglioso pensare a tutte le implicazioni che può avere sul nostro ‘pensiero’.
È per questo motivo che possiamo sostenere, come suggerisce Vittorio Sgarbi, che è in atto un processo di ‘rinascimento’ che è riconoscibile in tutto, dalla politica all’economia, dalla comunicazione all’arte.
I confini non sono più geografici perché la globalizzazione non ha solo riscritto i limiti territoriali e commerciali del mondo, ma ha messo in discussione anche quelli mentali e creativi.
Qualcuno sostiene che internet abbia democratizzato l’arte; su questo argomento il dibattito si fa complesso, ma di fatto esistono già gallerie che hanno “sede” solo sulla rete. Un esempio è la saatchiart.com, galleria commerciale di proprietà del grande magnate dell’arte Charles Saatchi, scopritore degli Young British Artists e di moltissimi altri nomi che oggi toccano le vette del mercato con prezzi inarrivabili.
Domenico Quaranta, critico d’arte e curatore, sostiene per esempio che: “Anche se non possiamo spiegare con certezza in che modo, è evidente che il ruolo sociale dell’arte sta cambiando grazie alla sua circolazione in forma di codice binario”.
Caroline Corbetta, critico d’arte e curatrice, sostiene che l’arte continui a essere fatta in gran parte di “oggetti specialissimi, dotati di un’aura e di cui, tutto sommato, è sempre meglio fare esperienza dal vivo, piuttosto che vederli su una pagina di un sito o di una rivista”.
Questa è la trasformazione. L’artista ha da sempre il compito di comunicare emozioni attraverso il processo appunto dell’operazione artistica, ma oggi questo compito è amplificato al mondo intero.
Oggi l’artista ha anche la possibilità di sciogliere il dualismo tra il mondo delle idee e il mondo delle cose.
Desperately Global by Simone Pavan
We’ve heard the term ‘globalisation’ for the last thirty or so years. Technically, it is referred to the companies ability to distribute goods and services the world over.
Whereas globalisation is a worldwide process involving art, architecture, design, music and even the way we think: in the last few decades, computers have changed the way we think things and the way we make things. Computers give us the opportunity to explore the interaction amongst the different sciences. And internet has made us all argonauts thrown into the personal quest for profit and fame, thus giving every human being the possibility to visit, communicate, and be there. And although surfing the web is virtual, it is also true that what we encounter is real. Therefore, regardless of where one is in the world, when connected to the internet, one is connected with the entire world. Besides the initial awe, it is amazing to think all the implications this is going to have on our thought process.
This is why we can agree with Vittorio Sgarbi when he says that there is a renaissance happening in every sector, from economy to politics, from communication to art.
Borders are no longer, because globalisation has knocked down the geographical as well as the mental and creative ones.
Someone says that internet has made art more democratic, and the debate can be very intriguing; but the fact is that some art galleries already are online only: one of them is saatchiart.com, the commercial gallery of the great art tycoon Charles Saatchi, scout of the Young British Artists and of many more who are now at the top end of any price range.
Domenico Quaranta, art critic and curator, is of the opinion that “although we cannot explain exactly how, it is apparent that the social role of art has changed due to its diffusion as a binary code”.
Caroline Corbetta, art critic and curator, thinks that art is made of “very special objects, with a unique aura, and, after all, it is better to see them live than on a computer screen or on a printed page”.
This is the transformation. Since ever, the role of the artist is to communicate emotions through the artistic operation, but today this role is amplified, to the entire world. And today, the artist is able to choose between the world of ideas and the world of things.