.Jardin Majorelle

Jardin Majorelle
Benvenuti nei Giardini Majorelle, un viaggio nei colori di Marrakech nel ricordo di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé.
Di Damiano Miotto

Un giardino opera d’arte tra fontane e laghetti
Nel 1931 il pittore francese Jacques Majorelle commissionò all’architetto Paul Sinoir la costruzione di una villa in stile moresco. La sua abitazione era al primo piano, mentre al piano terra fece realizzare un grande studio per le sue attività da artista.
Da amante della botanica, creò il suo spazio verde ispirato dai giardini tradizionali marocchini, il risultato finale fu un lussureggiante giardino tropicale intorno alla sua villa.
Un giardino che si può definire impressionista, una costruzione di forme e colori, imperniata su un lungo bacino centrale con vari ambienti differenti, dove centinaia di uccelli nidificano. Questo giardino è un’opera d’arte vivente in movimento, con piante esotiche e rare specie, e ornato con fontane, laghetti, vasi in ceramica, sentieri, pergolati.

L’artista creò il blu Majorelle, un blu oltremare/cobalto al tempo stesso intenso e chiaro, con cui dipinse le pareti della sua villa, e tutto il giardino, che aprì al pubblico nel 1947.
Nel 1962 a seguito di un incidente d’auto Majorelle morì a Parigi. Il giardino rimase poi abbandonato per molti anni.
Yves Saint Laurent e Pierre Bergé scoprirono il giardino nel 1966, durante il loro primo soggiorno a Marrakech, rimanendo incantati dalla struttura. Comprarono il giardino nel 1980, decidendo poi di vivere nella casa dell’artista, ribattezzata Villa Oasis, e intraprendendo un ampio lavoro di restauro.
Le ceneri di Yves Saint Laurent sono state disperse nel roseto di Villa Oasis, e un memoriale in suo onore è stato eretto nel giardino. Il 27 novembre 2010, la principessa Lalla Salma, moglie del re del Marocco Muhammad VI, inaugurò la mostra Yves Saint Laurent et le Maroc, con la creazione della via Yves Saint Laurent.

“…il viaggio a Marrakech”
Atterro, scendo dall’aereo attraverso l’hub, tempo di svolgere tutte le procedure doganali ed esco dall’aeroporto. Chiudo gli occhi annuso l’aria e una sferzata di vento mi fa tornare indietro nel tempo, 29 anni fa, la mia prima volta lì. L’odore, il calore e gli occhi secchi sono sempre gli stessi: sono a Marrakech, la mia Marrakech.